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Storie
Aterballetto danza Storie al Teatro Civico di Vercelli nella rassegna We Speak Dance.
Storie è una piccola antologia di frammenti danzati. Costituiscono solo una parte infinitesimale del ricchissimo universo artistico e umano dei due coreografi Diego Tortelli e Philippe Kratz.
Tortelli crea due pezzi: Preludio, in apertura di serata, è una lettera d’amore al corpo per cinque danzatori sulle musiche di Nick Cave, Another story è un duetto sul gesto impossibile del 2020, l’abbraccio. Tra passato e futuro le due creazioni di Kratz. Il duo “O” ci propone due corpi / automi, che ci obbligano a interrogarci su come potrebbe mutare il senso del contatto fisico: resterà emotivo e sentito, o diventerà seriale e alienato?
Alpha Grace, un passo a sei in conclusione di serata, è una riflessione sull’empatia, una forma di comunicazione gentile tra persone che si sentono sullo stesso piano. Anch’essa messa a dura prova dai tempi presenti.
FORM 0
Le cose visibili possono essere invisibili. Se qualcuno va a cavallo in un bosco, prima lo si vede, poi no, ma si sa che c’è. Nella Firma in bianco, la cavallerizza nasconde gli alberi e gli alberi la nascondono a loro volta. Tuttavia il nostro pensiero comprende tutti e due, il visibile e l’invisibile. E io utilizzo la pittura per rendere visibile il pensiero.
R.Magritte
Il perfetto equilibrio delle forme può essere appagante… ma anche inquietante.
Prendendo le mosse dal fascino per la simmetria intesa come strumento compositivo per
trasmettere armonia, e dai molteplici significati simbolici dello specchio nelle arti, in Form 0, il suo primo duo femminile, Riccardo Buscarini esplora la simmetria come luogo
di disarmonia e conflitto.
Come può un dialogo essere possibile se vediamo noi stessi mentre guardiamo l’altro?
Che cosa avviene se la somiglianza ci porta a fonderci l’uno nell’altro e a perdere la nostra identità?
Da uno specchio distorto si materializza un’immagine mostruosa.
YELED / RHAPSODY IN BLUE / SECUS
Il Teatro Verdi di Pordenone ospita la Compagnia Aterballetto all’interno della rassegna dedicata alla grande danza internazionale. La serata si apre con Yeled di Eyal Dadon, seguita da Rhapsody in Blue, la nuova produzione firmata da Iratxe Ansa e Igor Bacovich e si chiude con Secus, creazione dell’israeliano Ohad Naharin riallestita per la Compagnia nel 2019.
YELED – Eyal Dadon
Yeled, parola ebraica che significa “bambino”, porta in scena la riflessione che il coreografo israeliano Eyal Dadon ha condotto, insieme ai danzatori di Aterballetto, sul momento della vita in cui si arriva a perdere l’innocenza dei bambini.
RHAPSODY IN BLUE – Iratxe Ansa & Igor Bacovich
«Rhapsody in Blue di George Gershwin ha per noi vari punti attraenti, è una musica splendida, conosciuta ma non così ascoltata dalle nuove generazioni. Far conoscere questo lavoro ai giovani è un buon obiettivo e questo lavoro può essere un modo per dare una visione meno lontana e meno “americana” di Gershwin, andando oltre al contesto culturale in cui la rapsodia è stata creata. La rapsodia per forza di cose detterà il lavoro coreografico, i cambi allegri, frizzanti con cui giocare sono fantastici.» – Iratxe Ansa & Igor Bacovich
SECUS – Ohad Naharin
Secus è una creazione di Ohad Naharin che vanta un collage musicale che si estende dagli insoliti stili elettronici di AGF alle seducenti melodie indiane di Kaho Naa Pyar Hai alle armonie risonanti dei Beach Boys. Questo mix avventurosamente eclettico funge da sfondo adatto per la coreografia audacemente stravagante.
A LOT OF / SEHNSUCHT
A LOT OF
In costante ricerca. Il bisogno dell’altro. Avidità di contatto, profumi e sapori. Liberati del freno inibitorio del pudore e delle convenzioni sociali cosa potrebbe accadere? Siamo tutti animali? Quanto possiamo desiderare chi ci circonda? Quanto e quanti possiamo amare? Due corpi, poi uno e poi improvvisamente tre. Imprevisti e probabilità. Ritmi e rituali che percuotono, s’intrecciano e distorcono. La grazia innaturale di Nijinski. L’istinto predatorio appartiene al DNA dell’essere umano. Marcare il territorio diventa un gioco, immaginare diventa un’esigenza. Quanto spazio abbiamo nel nostro corpo, nella nostra mente e nel nostro animo? Quanto possiamo ospitare dentro di noi? Fame.
SEHNSUCHT
YELED / SECUS
La Compagnia Aterballetto danza al Lodz Ballet Festival 2024, in Polonia, con Yeled di Eyal Dadon e Secus di Ohad Naharin.
YELED – Eyal Dadon
Yeled, parola ebraica che significa “bambino”, porta in scena la riflessione che il coreografo israeliano Eyal Dadon ha condotto, insieme ai danzatori di Aterballetto, sul momento della vita in cui si arriva a perdere l’innocenza dei bambini.
SECUS – Ohad Naharin
Secus è una creazione di Ohad Naharin che vanta un collage musicale che si estende dagli insoliti stili elettronici di AGF alle seducenti melodie indiane di Kaho Naa Pyar Hai alle armonie risonanti dei Beach Boys. Questo mix avventurosamente eclettico funge da sfondo adatto per la coreografia audacemente stravagante.
YELED / SECUS
La Compagnia Aterballetto danza al Lodz Ballet Festival 2024, in Polonia, con Yeled di Eyal Dadon e Secus di Ohad Naharin.
YELED – Eyal Dadon
Yeled, parola ebraica che significa “bambino”, porta in scena la riflessione che il coreografo israeliano Eyal Dadon ha condotto, insieme ai danzatori di Aterballetto, sul momento della vita in cui si arriva a perdere l’innocenza dei bambini.
SECUS – Ohad Naharin
Secus è una creazione di Ohad Naharin che vanta un collage musicale che si estende dagli insoliti stili elettronici di AGF alle seducenti melodie indiane di Kaho Naa Pyar Hai alle armonie risonanti dei Beach Boys. Questo mix avventurosamente eclettico funge da sfondo adatto per la coreografia audacemente stravagante.
Revival Rhapsody
Revival Rhapsody è molto più di un semplice laboratorio di danza; è un’esperienza intergenerazionale che si propone di allargare il concetto di inclusività e partecipazione attraverso la condivisione di storie, tempi e modi diversi di abitare un luogo, il tutto attraverso il linguaggio della danza. Revival Rhapsody è un corteo danzante che il 18 maggio ore 18.00 parte dal Centro Sociale del Gattaglio, attraversa il quartiere e arriva al Parco del Legno.
Il progetto, promosso e realizzato dal Centro Coreografico Nazionale / Aterballetto in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia, Cooperativa Rigenera e Centro Sociale Gattaglio, finanziato da fondi europei della Regione Emilia-Romagna, nasce come naturale evoluzione di Dal liscio al Rave, il laboratorio che nella scorsa stagione aveva coinvolto cittadini over 55 e under 25, ma che per la nuova edizione si è aperto a un pubblico ancora più vasto, dai 16 anni in su.
La danza diventa il veicolo attraverso cui le persone possono esprimere le proprie storie e i propri vissuti, trasformando il quartiere in un palcoscenico vivente in cui le generazioni si mescolano e le identità si costruiscono e si rivelano attraverso il movimento del corpo. Questo processo di rivelazione e condivisione porta alla creazione di una narrazione rapsodica non lineare, che raccoglie pezzi di storia e testimonianze personali.
Artefice di questa narrazione è Lara Guidetti, performer, coreografa e direttrice artistica della Compagnia Sanpapié, che ha guidato il laboratorio e ha dato vita a una comunità danzante partendo dal ballo popolare. Spiega la coreografa:
“Il ballo popolare, come forma di rito sociale vero e proprio, sfonda gli argini delle balere di liscio emiliano-romagnolo e delle TAZ dei rave per includere pratiche tipiche di momenti storici, regioni e luoghi diversi depositati nella memoria collettiva e strumento di conoscenza e narrazione reciproca. Revival significa “rivivere, rinascita, risveglio”: un materiale depositato dentro a corpi, memorie e immaginari che, a seconda della fase della vita in cui ci si trova, può essere molto diverso, ma che è sempre presente in ciascuno di noi e che costituisce una sorgente di confronto, creatività e dialogo intergenerazionale. La rapsodia richiama una composizione libera e variegata, costruita dall’insieme di spunti melodici che vertono su un racconto popolare e trasmissibile. È questa la struttura di fondo del progetto, che si pone l’obiettivo di riunire e dare voce a ‘molteplici unicità’ all’interno di un discorso collettivo, specchio di inclusione e ascolto”.