I due coreografi affermati Angelin Preljocaj e Rachid Ouramdane, ciascuno con una cifra precisa, affrontano in una creazione per la Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto alcuni temi di straordinario interesse, e non solo artistico. Le trasformazioni del corpo con l’età, i concetti stessi di bellezza e virtuosismo, l’autorappresentazione da parte di ciascuno di noi della propria età.

L’invecchiamento non è un problema per l’attore, lo scrittore o per l’artista visivo: al contrario, spesso vediamo arricchirsi le tavolozze espressive.
Ma nella danza, che è linguaggio artistico e universale, saremo forse ancorati (e limitati) dalla stessa concezione di performatività dello sport?

Interpreti (danzatori e non danzatori) “senior”: ecco il cuore artistico di un ampio progetto che affronta un tema partendo dal punto di vista della danza. Alla proposta di creare oltre confini certi, i due coreografi hanno risposto con la generosità, la curiosità e l’energia intellettuale che è loro propria. Diversamente da altre importanti esperienze, che hanno voluto prolungare la carriera a nuclei di danzatori, in questo progetto l’obiettivo è poetico, e cristallizza domande davvero universali. Quella centrale ci viene suggerita proprio da Preljocaj: qual è l’età di un corpo?

Lo spettacolo rappresenta una coproduzione internazionale, e si apre alla dimensione della ricerca, dei laboratori e degli incontri dedicati al tema, grazie al partner scientifico che ci accompagna: la Fondazione Ravasi Garzanti di Milano.

Un jour nouveau / Birthday Party
(
OVER DANCE)
Coreografie Rachid Ouramdane, Angelin Preljocaj

Produzione: Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto (Reggio Emilia)
Sostenitore e Partner scientifico: Fondazione Ravasi Garzanti (Milano)
Coproduzione: Ballet Preljocaj (Aix-en-Provence), Chaillot – Théâtre national de la Danse (Parigi), Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale (Modena), Festival Aperto / Fondazione I Teatri (Reggio Emilia), Centro Servizi Culturali Santa Chiara (Trento)

In partnership con Comune di Reggio Emilia e Farmacie Comunali Riunite

con il sostegno di Nuovi Mecenati – Fondazione franco-italiana di sostegno alla creazione contemporanea e Institut français

Première: 15 febbraio 2023, Chaillot – Théâtre national de la Danse, Parigi
(repliche 16-17-18-21-22-23)
2-3-4 marzo 2023, Pavillon Noir, Aix-en-Provence
12 marzo 2023, Arena del Sole, Bologna

Spettacolo nominato per FEDORA – VAN CLEEF & ARPELS DANCE PRIZE 2022
Co-finanziato dal programma CREATIVE EUROPE dell’Unione Europea

Coreografia: Rachid Ouramdane
Musica originale: Jean-Baptiste Julien
Additional music: Sam Cooke (Everybody loves to Cha Cha Cha), Stephen Sondheim (testo da Send in the Clowns)
Luci: Stéphane Graillot
Assistente alla coreografia: Mayalen Otondo
Danzatori: Darryl E. Woods e Herma Vos

15 minuti

Non c’è danza senza corpo e non c’è corpo che non invecchi. L’invecchiamento del corpo è spesso percepito come una regressione, eppure molti danzatori si sono reinventati invecchiando. Ad esempio, il butō di Kazuo Ohno ci ricorda che invecchiare non significa necessariamente arrendersi o indebolirsi fisicamente. Non sembra una fine ma piuttosto un inizio, come un’eco di una canzone di Etienne Daho, Le premier jour du reste de ta vie, che evoca il passare del tempo e l’inizio delle cose.
Questo antagonismo l’ho percepito nel mio incontro con Herma Vos e Darryl E. Woods, che hanno già una lunga carriera artistica. Parlare con loro, vederli danzare, ha evocato molte capacità di resilienza di fronte agli eventi della vita. Sorprendentemente, mentre stavamo lavorando a un pezzo che sonda lo scorrere del tempo, mi hanno suggerito di sospenderlo.

Rachid Ouramdane

Coreografia: Angelin Preljocaj
Musica: 79D
Additional music: Anton Bruckner, Józef Plawiński, Paul Williams, Lee Hazlewood, Johann-Sebastian Bach, Maxime Loaëc, Craig Armstrong, Stinky Toys
Luci: Eric Soyer
Costumi: Eleonora Peronetti
Assistenti alla coreografia: Claudia De Smet, Macha Daudel
Danzatori: Mario Barzaghi, Sabina Cesaroni, Patricia Dedieu, Roberto Maria Macchi, Elli Medeiros, Thierry Parmentier, Marie-Thérèse Priou, Bruce Taylor

50 minuti

Ogni anno, in un giorno fisso, il nostro compleanno aggiunge un’unità al conto della nostra esistenza.
Ma qual è l’età di un corpo? Si tratta dell’età biologica o di quella legata alla pratica della sua attività? È l’età che gli altri gli attribuiscono o quella che l’essere in questo corpo sente?
Volevo condividere questa domanda con persone che hanno avuto il privilegio, e in un certo senso la possibilità, di attraversare diverse età della vita.
In questo progetto, gli otto interpreti, di età compresa tra i 67 e gli 80 anni, cercano di rispondere, e potrebbero ben riecheggiare la frase di Spinoza “l’anima è un pensiero del corpo”…
Che pensiero generano questi corpi? Come possono allontanarci da idee preconcette, come possiamo sviluppare una scrittura coreografica specifica e cercare così di avvicinarci ai limiti di questi corpi che invecchiano?… ma soprattutto divertendosi con loro, come a una festa di compleanno che prende la forma di un esorcismo che ci porta negli interstizi del tempo di una vita umana.

Angelin Preljocaj

Creare guardando alla vita – e soprattutto alle vite vere, quelle degli interpreti – non è da tutti. Si deve partire da una grande consapevolezza dei propri mezzi espressivi, da un talento coreografico, per poi arrivare al desiderio di raccontarci qualcosa.

Rachid Ouramdane lo fa intridendo di sottile nostalgia la consapevolezza del fatto che siamo sempre in attesa, perennemente in attesa, di qualcosa che arriverà. Forse.

Angelin Preljocaj entra con ironia irresistibile, mista ad una radicale affermazione di bellezza, nella vita dei suoi interpreti. Danzatori o non danzatori, la loro storia è fatta di relazioni, di incontri e della forza che ne nasce. Che si proietta sul futuro e non sul passato.

(Gigi Cristoforetti – direttore FND/Aterballetto)

“C’è voluto del talento per invecchiare senza diventare adulti” cantavano Brel/Battiato.

Forse ci vuole del talento per invecchiare e basta. Per valorizzare le risorse fisiche che si affievoliscono, ma che possono ancora reggere ritorni o addirittura nuove progettualità inaudite (Over Dance), per costruire tessiture di rapporti come fossero trine leggere dopo una vita di incastri.

Il tema è che tutto ciò non va considerato come miracolo individuale entro una poltiglia in disfacimento, difficile addirittura da s(u)(o)opportare – dall’economico, al simbolico, al relazionale – ma richiede di diventare una grande – e sicuramente per certi versi nuova – storia collettiva. Collettiva e globale.

(Felice Scalvini – direttore Fondazione Ravasi Garzanti)

PATRICIA DEDIEU (Chateauroux - Francia, 1952)
Lo spettacolo è stato un'occasione eccezionale per chiedere a me stessa: posso andare fino in fondo?
SABINA CESARONI (Napoli, 1955)
Questa avventura è per me cavalcare ancor più profondamente l'energia di un corpo che è memoria, saggezza, consapevolezza di un tempo che passa ma continua a nutrirsi.
ELLI MEDEIROS (Stato di Montevideo, 1956)
Questo progetto mi è sembrato magico, audace e liberatorio. L'inizio di un viaggio incredibile che condividiamo... Ho trovato il mio corpo e la danza... Ho accettato il mio corpo e i cambiamenti dovuti al passare del tempo, ma non basta! Il divertimento, il piacere e la gioia... ne vale la pena!
MARIO BARZAGHI (Milano, 1954)
È un progetto che conteneva sin dall'inizio una sorta di bilanciamento fra etica ed estetica. Il linguaggio, lo stile, la poetica, il rigore, la precisione, la geometria, la matematica, direi il rapporto che Angelin Preljocaj ha con i parametri compositivi, implicano un certo grado di adesione. Ti devi impegnare, letteralmente: darti in pegno. Allo stesso tempo, Preljocaj ci ha chiesto molto di nostro, di personale.
ROBERTO MARIA MACCHI (Milano, 1951)
Sono un medico, anatomopatologo e circa 10 anni fa ho conosciuto la clownerie, che mi ha fatto comprendere che c'è altro oltre il mio vissuto. Questa è stata un'esperienza nuova, una sfida con me stesso. Ho ricongiunto la mente ed il corpo e viceversa in un tutto unico.
THIERRY PARMENTIER (Bruxelles, 1952)
Non devo pensare a niente: l'unica preoccupazione è di dare il massimo delle possibilità e di offrire quello che sono con il cuore e con tutte le mie esperienze precedenti. La valigia è pronta e si riparte: che bello! La vita è piena di sorprese: grazie.
BRUCE TAYLOR (New York, 1950)
Ciò che conservo di questa esperienza, di questa avventura umana, sono gli incontri e gli scambi con Angelin e con gli altri interpreti della mia generazione. Il progetto, le prove e il palcoscenico mi hanno permesso di dare e ricevere di nuovo.
MAÏ-THÉ PRIOU (Hanoi – Vietnam, 1943)
Fisicamente posso resistere, grazie al Tai Chi, ma ricordare tutti i passi di danza a ottant’anni? Grazie al sostegno reciproco di tutto il gruppo e alla perfetta intesa tra noi ballerini, per me è un'esperienza incredibile e unica.
HERMA VOS (Amsterdam, 1956)
Sono Herma, sono olandese, ho 66 anni. Sono arrivata a Parigi nel 1975: ho ballato per 6 anni al Lido e al Paradis Latin. Poi ho cantato per 15 anni con l'orchestra Splendid. Ho girato diversi film e ho suonato in teatro, ma stare sul palcoscenico è quello che mi piace di più!
DARRYL WOODS (Elsworth – Tennesee, 1959)
Avevo bisogno di un lavoro e naturalmente volevo avere la possibilità di lavorare con Rachid Ouramdane!!!

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